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Napoli, Dia in azione: duro colpo al clan Moccia, 45 arresti

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Tempo di Lettura: 2 minuti

NAPOLI. Nuovo duro colpo quello sferrato dalla Dia alla camorra del napoletano. Uno dei più imponenti clan di Afragola, il clan Moccia, è stato colpito da 45 ordinanze. A coordinare le indagini il pool della procura diretto dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, i Pm Ida Teresi e Gianfranco Scarfò, con il Pm nazionale Marco Del Gaudio  e condotte in sinergia dalla Dia diretta da Giuseppe Linares, dalla squadra mobile e dai carabinieri di Castello di Cisterna.

L’organizzazione criminale, secondo quanto emerso dalle indagini, era molto attiva ad Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano e Caivano, Acerra e perfino nel Lazio a partire dal 2011.

Per i soggetti in questione le accuse sono quelle di associazione mafiosa, detenzione armi, riciclaggio.

A capo del sodalizio criminale Anna Mazza (matriarca della famiglia, conosciuta come la vedova Moccia, nel frattempo deceduta) Luigi Moccia, Teresa Moccia, Filippo Iazzetta.

Uno scalino più in basso ma sempre nelle “sfere alte” della casta criminale Salvatore Caputo (deceduto), Domenico Liberti, Mario Luongo, Pasquale Puzio, Antonio Senese.

Alla base dell’inchiesta delle intercettazioni su alcuni colloqui in carcere in seguito alle quali si è proceduto al sequestro di alcuni manoscritti con cui i detenuti della famiglia comunicavano con l’esterno del carcere.

A quanto pare però, tra i senatori (Domenico Liberti, Mario Luongo, Pasquale Puzio, Antonio Senese) erano emersi dei profondi scontrasti, come evidenziato dal ruolo assunto da Modestino Pillino, sorvegliato speciale e subordinato solo al “capo dei capi” Luigi Moccia.

Le indagini hanno portato alla ricostruzione della più recente conformazione del clan, le responsabilità dei vertici, dei dirigenti e dei deferenti sul territorio, oltre che i loro metodi di comunicazione, anche per i detenuti, l’attività estorsiva  e l’imposizione delle forniture per commesse pubbliche e private.

 

(fonte La Repubblica)

 

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