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Nocera Inferiore: detenuti di Eboli, in lacrime tra i banchi di scuola. “Non sprecate la vostra vita”

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Tempo di Lettura: 3 minuti

Nocera Inferiore. Durante l’incontro tra detenuti e studenti dell’istituto “Fresa-Pascoli” di Nocera Inferiore, fortemente voluto ed organizzato dalla direttrice dell’Icatt di Eboli, Rita Romano, e dalla professoressa Marianna Giugliano, tre detenuti grazie ad un permesso speciale, sono stati invitati a raccontare le proprie storie e le loro difficoltà.

È stato un incontro ricco di emozioni quello di stamattina, i tre detenuti in lacrime hanno raccontato le loro tristi avventure, cercando di dare un piccolo insegnamento ai giovani ragazzi, che ne sono rimasti fortemente colpiti.

Si trovano, infatti, all’Icatt di Eboli e lì hanno avuto la possibilità di seguire un percorso di reinserimento sociale che li porterà ad allontanarsi il più possibile dalla delinquenza una volta scontata la loro pena.

Ecco quanto raccontato dai tre detenuti
«Sentiamo una responsabilità incredibile, vorremmo spiegare a questi ragazzi che noi abbiamo commesso degli errori, che abbiamo fatto del male a delle persone, che abbiamo rovinato vite e ci siamo rovinati la vita . Noi siamo fortunati perché dopo aver scontato anni di carcere in istituti di pena che erano un inferno, oggi siamo all’Icatt di Eboli, un posto che ti cambia la vita, dove capisci che hai scelto la strada sbagliata e hai vicino persone come la direttrice e le guardie penitenziarie che restituiscono una dimensione umana anche alla detenzione.

Abbiamo letto tante notizie di cronaca che parlano di un aumento della criminalità giovanile e forse è utile oggi andare a portare la nostra testimonianza a chi è in un’età fragile ed può essere a rischio».

Pronti a ricominciare tutta da capo, con tante speranze per il futuro, alla ricerca di una nuova vita e di un lavoro che li tenga lontani dai loro errori passati

«Noi che lavoriamo in carcere viviamo una grande frustrazione – spiega la direttrice del penitenziario di Eboli Rita Romano – quella di lavorare tanto insieme ai detenuti per fargli capire che c’è un’altra strada. Ma quando li lasciamo, quando escono cosa fanno? Quanto resisteranno senza lavoro prima che tornino a delinquere? Se dovessero tornare in prigione io non mi scandalizzerei come fanno tanti benpansanti. Siamo tutti coinvolti, come dice De Andrè, e sarà colpa anche nostra».

Hanno lasciato i ragazzi, tra lo stupore generale, mentre si avviavano all’auto che li avrebbe riportati in carcere, parlando tra loro hanno detto: «Ne sarà valsa la pena se già solo uno di questi ragazzi, ripensando a questa giornata e alle nostre parole, sceglierà di non lasciarsi trascinare nel momento in cui la vita potrebbe portarlo a commettere un reato o a prendere la droga.

Se sceglierà di non farlo e ripensando a tutto questo, dirà quello che non abbiamo detto noi alla loro età: io sono meglio di così, io valgo di più. In quel momento si salverà lui e ci salveremo anche noi. Almeno per un piccolissimo pezzo della nostra vita sbagliata».

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