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Eboli-Battipaglia: “compivamo i furti per dare da mangiare ai nostri figli” le parole degli arrestati

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Tempo di Lettura: 2 minuti

Eboli-Battipaglia.“Non siamo un clan, compivamo i furti per dare da mangiare ai nostri figli” con queste parole gli indagati respingono le accuse di aver costituito una banda dedita a rapine in esercizi commerciali ed abitazioni tra Eboli e Battipaglia, con anche lo scasso di auto dei turisti in sosta a Capaccio Paestum.

Un tentativo di difesa, “la difficoltà di trovare un lavoro, la difficoltà di trovare un’occasione per il riscatto sociale”, con l’obiettivo di far cadere un capo d’imputazione, ovvero l’associazione a delinquere.

Così hanno tentato di difendersi Nicola Iula, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’organizzazione criminale a carattere familiare e Margherita Iula, Cristian De Lisa e Carmine Gaiangos, quattro degli otto ebolitani arrestati dalla Compagnia dei carabinieri di Eboli, diretta dal cap. Luca Geminale, mercoledì mattina, e che ieri si sono sottoposti all’interrogatorio di garanzia nel carcere di Fuorni, a Salerno.

Martedì mattina, dinanzi al gip Pietro Indinnimeo, toccherà a Tania Postiglione, Giuseppe Marotta, Damiano D’Amato e Vito Galdi, finiti ai domiciliari.

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