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Violenza sessuale su tre calciatrici minorenni: condannato allenatore

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Tempo di Lettura: 3 minuti

AGROPOLI/EBOLI. È finito un incubo per le tre ex calciatrici della Salernitana Magna Graecia, squadra di Calcio a 5 femminile di Eboli, vittime di violenza sessuale perpetrata dall’ex allenatore 58enne Gennaro Russo. Per l’uomo, infatti, è arrivata la condanna a 7 anni e 6 mesi di carcere, dopo che la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai suoi avvocati.

Il mister-orco, inoltre, fu espulso dalla Figc ed interdetto dagli uffici del Tribunale di Eboli, dove lavorava come ausiliario di cancelleria. Inoltre, per lui fu disposto il divieto di frequentare luoghi dove fossero presenti minorenni e la decadenza della potestà genitoriale.

L’inchiesta che ha portato alla condanna iniziò tra il 2012 ed il 2013. Le vittime, all’epoca dei fatti appena 13, dissero agli investigatori di essere state baciate, palpeggiate ed almeno in un caso costrette ad avere un rapporto sessuale completo con l’allenatore pedofilo.

Ad incastrare il 58enne alcuni file audio e degli sms che aveva scambiato con le sue vittime. Proprio una di loro, spaventata e credendo di essere rimasta incinta, decise di denunciare il tutto agli inquirenti.

A quanto pare il rapporto sessuale fu consumato nella zona industriale di Eboli, durante il viaggio di ritorno da una trasferta.

Venute a conoscenza della decisione dei giudici, le ragazze hanno finalmente potuto tirare un sospiro di sollievo.

“Eravamo abbracciate, a casa, aspettando una telefonata dall’avvocato per dirci cosa avevano deciso i giudici di Roma – hanno detto – quando abbiamo saputo, siamo scoppiate in lacrime, è finito un incubo, un inferno, giustizia è fatta ma non potete immaginare il prezzo che abbiamo dovuto pagare”.

Aveva 13 anni una delle ragazzine abusate: “Dal 2013 la nostra vita è cambiata – ha spiegato una madre – mia figlia non dormiva più la notte, passava ore sotto la doccia ed era sempre aggressiva… non capivamo, poi abbiamo scoperto tutto, convivendo con l’incubo che, durante il processo, periti e psicologi non avrebbero creduto agli abusi subiti”.

“Lo abbiamo trattato come un amico di famiglia – ha aggiunto un secondo genitore – e diceva di sentirsi come un padre per le nostre figlie, di essere un educatore, quante menzogne ha raccontato a tutti”.

 

(fonte La Città)

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