Emergenza rifiuti, chiusura impianto Acerra, parte la campagna “Io non conferisco”
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Lo spettro della chiusura dell’impianto di Acerra per manutenzione incombe sull’estate dei cittadini
campani. Una chiusura prevista da tempo, che già alimenta uno scenario di strade e città sommerse dai
rifiuti. È possibile stimare che, con lo stop dell’impianto, non potranno essere smaltite 80.000 tonnellate
di rifiuti indifferenziati, che nel corso dei 40 giorni di chiusura si accumuleranno nei diversi siti di stoccaggio
distribuiti sul territorio campano.
La denuncia arriva da Legambiente che ha presentato un dossier con numeri, dati, proiezioni e buone
pratiche affinché la chiusura del termovalorizzatore di Acerra da emergenza annunciata diventi opportunità
per un modello di economia circolare.
Dalla denuncia alla proposta: Legambiente lancia la campagna “Io non conferisco” per un’estate
all’insegna della dieta del cestino dell’indifferenziato. La campagna ha l’obiettivo di mettere in campo
proposte e azioni semplici e concrete rivolte ad enti e cittadini. L’obiettivo è diffondere buone pratiche
amministrative per la riduzione della produzione di rifiuti indifferenziati, ad esempio riducendo i giorni di
conferimento nei calendari della raccolta. Nei comuni più virtuosi della Campania, infatti, i rifiuti urbani
indifferenziati vengono raccolti solo due volte al mese, mentre in molti comuni si raccolgono due volte a
settimana. L’esperienza dei comuni che hanno ridotto la frequenza di raccolta dell’indifferenziato dimostra
che si può ridurre drasticamente la quantità di rifiuti indifferenziati contribuendo così ad aumentare la
percentuale di raccolta differenziata.
Nel dossier Legambiente focalizza l’attenzione sui rifiuti urbani indifferenziati che vengono inviati nei sette
stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti (STIR) presenti nella regione per poi essere trasferiti
presso l’impianto di recupero energetico di Acerra. Nel 2017 sono stati avviati a recupero energetico
713.929 tonnellate di rifiuti con una produzione di energia elettrica pari a 685.983 MWh.
Ma come vengono raccolti questi rifiuti?
Osservando i calendari della raccolta differenziata di un campione di 487 comuni campani (sul totale di 550)
– l’elaborazione di Legambiente parte dai dati disponibili nella piattaforma ORSO (Osservatorio Rifiuti
Sovraregionale) – il 97,5% (pari a 475 comuni) conferisce il secco indifferenziato settimanalmente e solo 12,
pari al 2,5% lo conferiscono a settimane alterne. Il conferimento settimanale è sicuramente quello più
presente nel territorio campano e quindi quello più rappresentativo, e, in base a questo, è possibile
aggregare i 475 comuni campani in tre gruppi rispetto alla frequenza di conferimento dell’indifferenziato:
“una volta”, “due volte” e “tre volte” alla settimana
Analizzando più nel dettaglio sono 248, pari al 50%, i comuni che conferiscono il secco indifferenziato una
sola volta la settimana interessando 1.506.182 cittadini. Complessivamente in questi comuni si raggiunge
una percentuale di raccolta differenziata pari al 63,76% con una media di 148,40 kg/ab di secco residuo.
I comuni in cui si conferisce l’indifferenziato due volte la settimana sono 191, per il 70% costituiti da comuni
piccoli con un totale di 2.094.177 abitanti. Nel 2017 la produzione totale di rifiuti, di questo secondo
raggruppamento, è pari a 902.413.358 kg e, complessivamente, è stato raggiunto il 57,11% di raccolta
differenziata con un valore medio di 184,8 kg/ab di indifferenziato.
Infine, i comuni in cui si conferisce il secco indifferenziato tre volte la settimana sono 36 con un totale di
abitanti pari a 1.540.615, caratterizzato per oltre il 50% da grandi comuni come ad esempio Napoli che da
solo raccoglie oltre 900 mila abitanti. Nel 2017 la produzione totale di rifiuti è pari a 753.759.690 kg e
complessivamente è stato raggiunto il 39,49% di raccolta differenziata con un valore medio di 296,05 kg/ab
di indifferenziato.
«Con “ Io non conferisco” – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – vogliamo
lanciare una sfida ai cittadini e alle amministrazioni per trasformare l’incubo dello stop programmato
dell’inceneritore di Acerra in un’opportunità per adottare azioni virtuose per migliorare la quantità e la
qualità della raccolta differenziata a partire dalla riduzione della produzione dei rifiuti, semplicemente
facendo maggior attenzione al giusto conferimento dei pochi oggetti che non si possono avviare al riciclo. Le
nostre proiezioni dimostrano che lì dove l’indifferenziato viene conferito un minor numero di volte, sono
registrabili degli aumenti in termini di raccolta differenziata e, contestualmente, riduzioni nella produzione
del rifiuto secco indifferenziato pro capite . Ridurre la frequenza di conferimento dell’indifferenziato –
aggiunge Imparato – è un’azione che le amministrazioni locali possono mettere in atto come strumento di
sostegno all’aumento della percentuale di raccolta differenziata accompagnando una campagna di
sensibilizzazione capillare rivolta ai cittadini».
I dati dimostrano che la riduzione della frequenza di conferimento della frazione indifferenziata determina
una riduzione delle quantità di rifiuto secco indifferenziato prodotto e successivamente inviato al recupero
energetico previo trattamento meccanico-biologico.
Alle azioni messe in atto dalle amministrazioni locali, devono accompagnarsi il sostegno e l’impegno di noi
singoli cittadini. Seguire le indicazioni presenti nei calendari di conferimento del proprio comune può essere
un importante passo per gestire al meglio questa complessa situazione.
La campagna di Legambiente viaggia anche sui social con piccoli consigli per i cittadini, piccole azioni,
apparentemente insignificanti per avere importati risultati.
Un esempio, se ogni cittadino della Regione Campania riducesse, in una singola giornata, la propria
produzione di rifiuto secco indifferenziato di soli 10 grammi, pari al peso di una bottiglia di plastica PET da
mezzo litro, in un giorno eviteremmo di produrre ben 58,3 tonnellate di rifiuti. Se moltiplicassimo questa
semplice e piccolissima azione per i 40 giorni di chiusura dell’impianto di Acerra potremmo evitare di
produrre ben 2.330 tonnellate di rifiuto secco indifferenziato.
«Valori sicuramente importanti – conclude il presidente di Legambiente Campania – che sono spesso ben al
disopra della quantità di rifiuti trattati, mediamente ogni giorno ad Acerra e che ci permetterebbero,
idealmente, di diminuire la produzione di rifiuti e per un giorno di non aver bisogno del termovalorizzatore,
come immaginiamo possa essere in un futuro in cui il sistema della gestione dei rifiuti urbani della
Campania sia un cerchio perfetto e non intrappolato in un labirinto come oggi».