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Coronavirus: i dati nazionali della Protezione Civile, si respira cauto ottimismo

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Tempo di Lettura: 4 minuti

Cauto ottimismo, molto cauto ma pur sempre uno spiraglio di speranza è quello che emerge leggendo i nuovi dati giornalieri in Italia per quanto riguarda la situazione di emergenza che stiamo vivendo dovuta al contagio del Covid-19. Infatti dai nuovi dati emerge che le vittime giornaliere risultano inferiori rispetto a quelle dei giorni scorsi, una domenica quindi che inverte il trend che si era stabilito nell’ultimo periodo.

Le persone guarite sono oggi 952 in più, numero che porta il totale a 7.024 casi.

C’è un incremento delle persone positive con 3.957 casi, che arrivano quindi a 46.638. Di questi, 23.783 sono in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi, 3mila sono invece in terapia intensiva.

651 le vittime in più rispetto al bilancio di ieri (in totale sono 5.476, l’ultimo bollettino delle 18 di ieri aveva fatto registrare un +793): “Sono numeri minori rispetto all’ultimo bollettino, in controtendenza. Ci auguriamo che possano essere confermati nei prossimi giorni, continuiamo a tenere le misure adottate e a rispettare indicazioni”, ha aggiunto Borrelli.

Oltre 8mila i volontari impiegati nella gestione dell’emergenza, più mille rispetto a ieri, che si sommano al personale sanitario, delle forze dell’ordine, delle forze armate e a quelle delle amministrazioni territoriali.

Borrelli ha parlato anche dei casi positivi nel Dipartimento della Protezione civile, ribadendo di aver preso le contromisure del caso.

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha commentato: “Rispetto alla giornata di ieri il dato è in lieve flessione, ma non ci facciamo prendere da facili entusiasmi. Indubitabilmente un segnale che cogliamo, siamo vicini alla distanza temporale in cui ci si aspettano segni tangibili dell’efficacia delle misure di contenimento. Su questo vorrei sottolineare che, dopo le parole di Conte, siamo arrivati al massimo di quelle che possono essere le misure di prevenzione del contagio in termini di attività sociali e lavorative.

Ora è importante citare un altro aspetto rilevante: l’altro grande motore su cui si può innestare le diffusione è l’ambito familiare. È fondamentale allora implementare misure stringenti di contenimento dei soggetti che sono risultati positivi, un altro sacrificio che si chiede a questo Paese ma è importante”.

Una seconda riflessione è dedicata alle vittime: “I pazienti ultra 70enni sono quelli che pagano il prezzo più alto all’epidemia, sono i più fragili. Gli anziani sono un patrimonio del nostro Paese, la nostra radice storica e quindi vanno tutelati con tutte le misure suggerite da tempo. Cerchiamo di evitare che escano di casa, se sono in una casa di riposo, evitiamo le visite potenzialmente in grado di innescare dei contagi perché purtroppo queste strutture, come gli ospedali, rischiano di essere un volano per l’aumento dei contagi”.

“Quasi l’84 per cento dei decessi – ha detto ancora Locatelli – si sono registrati in tre regioni: la Lombardia che paga il prezzo più alto soprattutto in alcune province, il Piemonte e l’Emilia Romagna. E allora questo è il momento di dare l’ennesima dimostrazione di essere una nazione unita e solidale, capace di dare una risposta. Borrelli ha parlato dei trasferimenti dei malati interregionali, è un meccanismo importante che auspico venga sempre più alimentato per cercare di dare sollievo vicendevolmente tra le regioni per superare questo periodo di crisi”.

Sulla eventuale sperimentazione del farmaco Favipiravir, Locatelli sottolinea un comportamento di cautela: “Gli esperti dell’Aifa valutano tutte le opzioni terapeutiche ma un conto è parlare di possibilità da testare e validare e quindi ben vengano le sperimentazioni in questo senso, un altro è definire alcune opzioni come ‘la soluzione’ di un problema così importante”. E raccomanda grande cautela “per non ingenerare speranze nei malati e nei familiari che potrebbero poi essere frustrate”.

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