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Nocera Inferiore, fondi pubblici per avviare attività mai aperte: nei guai madre e figlio

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Tempo di Lettura: 3 minuti

NOCERA INFERIORE. I carabinieri del Comando Provinciale di Salerno hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente, per una somma complessiva di 50 mila euro emesso dal gip del Tribunale di Nocera Inferiore, Luigi Levita, nei confronti di due persone residenti in un piccolo centro dell’Agro Nocerino-Sarnese, accusati di truffe aggravate ai danni della Regione Campania. Durante i controlli, i militari dell’Arma hanno posto l’attenzione su due presunti imprenditori, madre e figlio, i quali nella primavera 2016 avevano chiesto ed ottenuto due distinti finanziamenti di micro-credito con i fondi messi a disposizione dal Fondo Sociale Europeo dell’Unione Europea, istituito per creare nuove attività imprenditoriali e conseguenti nuovi posti di lavoro nelle regioni svantaggiate del mezzogiorno d’Italia.

I militari, coordinati dal sostituto procuratore Davide Palmieri della Procura nocerina, a seguito di approfondite indagini sono riusciti a ricostruire l’iter amministrativo seguito dai denunciati, riuscendo a raccogliere importanti elementi probatori a loro carico, sia attraverso la collaborazione della società partecipata regionale “Sviluppo Campania s.p.a.” che aveva gestito la pratica di finanziamento, sia con mirati servizi di osservazione e controllo del territorio. È quindi emerso come, in buona sostanza, ambedue avessero presentato documentazione attestante il falso, chiedendo ed ottenendo 25 mila euro ciascuno per avviare altrettante attività imprenditoriali sul territorio dell’Agro, progetti mai realmente concretizzatisi.

In un caso, infatti, la società creata si è rivelata la semplice prosecuzione di un’altra già esistente con diversa ragione sociale; nell’altro, invece, una volta incassato il finanziamento non veniva avviata alcuna attività imprenditoriale. Comune denominatore per entrambi i casi l’impiego dei fondi per fini diversi da quelli per cui erano stati garantiti, ovvero i costi di avvio e prima gestione dell’impresa; le somme erogate sono sparite dai conti corrente in forma di prelievo contante e, a distanza di anni, il prestito non è mai stato restituito.

Oltre a subire il sequestro di tre conti bancari e postali, carte prepagate e due autoveicoli di proprietà, madre e figlio dovranno presto rispondere davanti all’Autorità Giudiziaria dei reati di truffa aggravata, falsità ideologica e malversazione ai danni dello Stato.

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