Truffa al Servizio Sanitario Nazionale: 70 indagati fra Napoli e Salerno
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Un’operazione dei carabinieri del Nas ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 70 persone tra Napoli e Salerno, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, falso ideologico e materiale, corruzione e truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. L’indagine, avviata due anni fa, ha portato all’emissione dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura.
Sono oltre 300 i capi d’imputazione contestati agli indagati, tra cui medici, imprenditori di pompe funebri, dipendenti pubblici e procacciatori d’affari. Il sistema illecito ruotava attorno alla falsificazione dei certificati di morte, inclusi quelli necessari per la cremazione. I documenti venivano redatti direttamente dalle agenzie funebri, senza alcun controllo medico-legale, e i medici coinvolti si limitavano a firmarli in cambio di somme di denaro.
Il sistema illecito
L’organizzazione operava grazie a un fitto intreccio di connivenze tra professionisti sanitari, imprese funebri e funzionari pubblici. I medici fornivano certificati di morte e di cremazione irregolari, garantendo un rapido disbrigo delle pratiche, mentre gli imprenditori funebri li remuneravano con tangenti, che poi recuperavano tramite i costi dei servizi offerti ai clienti.
Le indagini hanno evidenziato il ruolo centrale di alcuni dipendenti comunali dell’Ufficio Cimiteriale e dell’Anagrafe del Comune di Napoli, che non solo agevolavano le pratiche irregolari, ma avrebbero anche avvisato i titolari delle agenzie funebri dell’esistenza dell’indagine in corso, consentendo loro di tentare di ostacolarla.
Durante le perquisizioni di questa mattina, i carabinieri hanno rinvenuto kit completi per la falsificazione delle certificazioni di morte, in possesso di alcuni imprenditori funebri.
Le accuse ai medici e il danno per il sistema sanitario
Cinque dei medici coinvolti sono accusati anche di truffa aggravata per essersi assentati dal lavoro pur attestando falsamente la loro presenza in servizio. L’inchiesta ha messo in luce un sistema consolidato, che oltre a minare l’integrità del Servizio Sanitario Nazionale, ha creato un giro d’affari illecito a vantaggio di professionisti e imprenditori compiacenti.
L’operazione, che ha coinvolto circa 300 militari, è ancora in corso per raccogliere ulteriori elementi utili alle indagini.