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Battipaglia, vertenza Treofan: Jindal da il via al licenziamento collettivo

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Tempo di Lettura: 3 minuti

BATTIPAGLIA. 52 dipendenti finiranno a casa se le istituzioni non interverranno. È questo il quadro della situazione, allarmante per il lavoratori della Treofan Battipaglia, in seguito alla decisione del colosso indiano Jindal di dare il via alla procedura di licenziamento collettivo, nonostante la richiesta di un tavolo urgente al Mise (Ministero dell’Industria e Sviluppo Economico).

Inizia dunque il conto alla rovescia, mentre i dipendenti dello stabilimento battipagliese, insieme ai sindacati, hanno già iniziato a pensare alle iniziative da mettere in campo nei due mesi e mezzo di tempo che rimangono.

Già lunedì le sigle sindacali si recheranno presso Confindustria, dove impugneranno il provvedimento della Jindal: “Non è ancora finita, noi di certo non ci arrendiamo. Ci stiamo già organizzando e ci faremo sicuramente sentire. Ma in tutto ciò, dove sono le istituzioni?” ha affermato Francesca Valeria Giordano della Uiltec.

Intanto, nel documento che di fatto preannuncia i licenziamenti, la Jindal spiega la sua posizione e le motivazioni dietro la decisione. Secondo il colosso indiano, che ha ripercorso l’iter di riduzione del personale presso lo stabilimento battipagliese, non sarebbero andati a buon fine i tentativi dell’advisor Vetrus per trovare un acquirente interessato.

Una dichiarazione, quella della società indiana, che va in conflitto con le voci che parlano di un possibile imprenditore locale che sarebbe disposto ad acquistare la Treofan Battipaglia.

La cassa integrazione, intanto, scadrà a marzo, e la Jindal ha dichiarato nella lettere di non vedere altre soluzioni se non il licenziamento.

Per i lavoratori battipagliesi, invece, si tratterebbe di un tentativo di eliminare la concorrenza: la Treofan Battipaglia era infatti altamente produttiva nel polipropene, che di fatto era in concorrenza diretta con la Jindal.

Adesso è necessario un incontro urgente al Mise, richiesto già dalle sigle sindacali, per dare una speranza allo stabilimento battipagliese. Il timer è programmato, 75 giorni di tempo per trovare una soluzione che salvaguardi una delle realtà più produttive della Piana del Sele.

 

(fonte La Città)

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