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Protesta degli insegnanti in diversi comuni del salernitano: le testimonianze

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SALERNO. Drammi e sofferenza anche tra i docenti salernitani nella vertenza nazionale che coinvolge migliaia di insegnanti cosiddetti “immobilizzati”. Uno spaccato di incertezze e precarietà, che da Giffoni Valle Piana a Nocera coinvolge anche la provincia di Salerno. Andiamo con ordine. Numerosi comitati di docenti, costituiti giuridicamente sul territorio italiano e sostenuti da gruppi spontanei, si sono riuniti in una forma di protesta che ha invaso l’intero stivale al grido di “Adotta un docente immobilizzato titolare fuori provincia”, anticipando lo sciopero generale indetto dai maggiori sindacati nazionali della scuola, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, per farsi ascoltare.

Un evento lanciato in forma online che ha dato appuntamento ad un gruppo eterogeneo, per provenienza, di insegnanti che si sono uniti per una protesta pacifica col fine di sollevare il tema delle limitazioni oggettive nei trasferimenti interprovinciali del corpo docente. L’iniziativa vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare soluzioni che, se adottate, potrebbero garantire continuità e stabilità nel sistema scolastico e salvaguardare il diritto di spostamento volontario conforme all’art. 470 comma 1 del d. lgs 297/1994 del Testo Unico. Ma chi sono i docenti che hanno preso parte all’iniziativa? Sono tutti quegli insegnanti che dall’anno dell’immissione in ruolo si sentono precari: di ruolo per legge, ma precari nell’animo, a causa di un senso di immobilizzazione, dato dai diritti acquisiti col contratto a tempo indeterminato che li limita nella scelta della sede ottimale alle proprie esigenze. Chi per vari motivi si ritrova una sede lavorativa fuori dalla propria provincia di residenza avrà poi il problema di vedersi ridotto del 70% il diritto allo spostamento.

La battaglia che in questi giorni gli insegnanti immobilizzati stanno portando avanti non è una mera rivendicazione dei singoli, ma piuttosto una lotta per il riconoscimento di diritti che sono alla base del funzionamento ottimale della scuola. Gli insegnanti precari, immobilizzati e soprattutto quelli specializzati sul sostegno, hanno un ruolo fondamentale nel sistema scolastico, perché contribuiscono alla didattica, alla crescita degli alunni e garantiscono il supporto indispensabile per tante fragilità di cui sempre più si assume coscienza. La stabilità indica anche percorsi più chiari per le famiglie e per gli alunni che necessitano di un accompagnamento speciale, in modo da garantire un pieno sviluppo delle potenzialità di tutti, a cominciare dai più fragili, che nella scuola sono non solo gli alunni e le famiglie, ma anche gli insegnanti che da anni non ottengono risposte in termini di certezza e rispetto.

È il caso dell’insegnante di Giffoni Valle Piana, Arianna Brancaccio, che assunta dalle graduatorie di merito del concorso ordinario del 2012 si ritrova in una provincia diversa dalla propria.

«Sono immobilizzata a Napoli dal 2014 – spiega la Brancaccio -, anno della mia immissione in ruolo, su classe di concorso AD00. Non ho ottenuto trasferimento in provincia di Salerno, pur richiedendolo ogni anno ed ho aderito all’iniziativa “Adotta un docente immobilizzato fuori provincia” proprio perché il tempo scorre e l’amara sensazione di “non appartenenza” si amplifica anno dopo anno. Ogni docente ha il diritto di sentirsi totalmente parte di una comunità educante e non di contribuirne “a tempo determinato”. Ho conseguito l’abilitazione SICSI nel 2005 per la classe A345/A346 e la specializzazione per il sostegno nel 2006, ho superato il concorso del 2012 per le suddette classi di concorso e quello straordinario del 2018, senza considerare numerosi master e corsi di specializzazione – continua la professoressa Brancaccio -, dopo 9 anni di pre-ruolo e 6 di ruolo mi ritrovo “immobilizzata” da anni fuori provincia, vittima di un sistema che non rispetta l’anzianità di servizio e la meritocrazia. Tale sistema non crea disagio solo all’insegnante costringendolo ad una condizione errante, ma penalizza gli alunni, in primis quelli con disabilità. Infatti, il meccanismo di turnazione continua dei docenti, caratteristico dell’assegnazione provvisoria, non garantisce loro il diritto alla continuità didattica, essenziale ai fini della costruzione di un significativo progetto di vita e di un idoneo percorso educativo e relazionale».

Caso analogo per l’insegnante di Nocera Superiore, Stefania Angora: «In ruolo dal 2009 e immobilizzata ad Arezzo nonostante il titolo di specializzazione sul sostegno. Sono stata vittima dell’algoritmo che ha regolato la mobilità straordinaria nel 2016, ottenendo un avvicinamento, ma non nella mia provincia di residenza. In 11 anni di servizio sono stata assegnata in 8 scuole diverse, ripartendo sempre ogni anno daccapo».

Vite sospese, vittime di meccanismi tecnici che rallentano i flussi in entrata degli spostamenti territoriali dei docenti, come spiega Leonardo Alagna, vicepresidente nazionale della Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela dei diritti della persona con disabilità, nonché direttore di Osservatorio Diritti Scuola: «In tutta Italia, su 100.079 posti disponibili, solo 87.464 sono ricoperti da insegnanti specializzati, di cui 83.850 riguardano il personale in organico stabile nelle scuole italiane e 3.614 per effetto delle assunzioni 2019. Ogni anno molti di questi docenti ottengono un’assegnazione provvisoria su posti definiti in deroga presenti in altre province, posti ricopribili annualmente, ma che non si rendono disponibili per le procedure di mobilità e assunzioni. Nel 2020 stimiamo che i posti in deroga possano arrivare alle 80.000 unità in tutta Italia, e che 15.000 insegnanti specializzati si avvarranno delle assegnazioni provvisorie, non ottenendo il trasferimento, ingolfando di lavoro gli uffici scolastici provinciali, costretti dapprima a lavorare le domande di trasferimento, negandole nel 95% dei casi, e successivamente le domande di assegnazioni provvisorie, accogliendole nella maggior parte dei casi. Questo sovraccarico di lavoro degli USP – conclude il vicepresidente della FIRST, Leonardo Alagna -, è alla base dei ritardi che si accumulano e che rendono quasi sempre impossibile la fine delle operazioni entro il 31 agosto di ogni anno.

Tutto ciò si ripercuote inesorabilmente sull’ordinato avvio dell’anno scolastico. La soluzione è rappresentata, in assenza di risorse da parte dello Stato, e di una cronicità di assenza di personale specializzato da assumere, dal permettere ai docenti titolari su posti in organico di diritto su sostegno di rendere “definitiva la loro assegnazione provvisoria reiterata negli anni” e trasformarla quindi in un “trasferimento definitivo”, a condizione che il docente accetti di rimanere sul posto di sostegno e di non migrare su altra disciplina».

 

(comunicato stampa)

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