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Eboli contro il razzismo, mai più vittime come Hugo, “Siamo l’Italia che resiste”

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Tempo di Lettura: 2 minuti

Eboli non ci sta, il razzismo è una “malattia” che proprio non vogliono avere, allora è bastato un semplice messaggio per dare il via ad una bellissima iniziativa.

«Vediamoci alle 14 davanti al Comune. Mettiamoci insieme. Siamo anche noi l’Italia che resiste». Cos’ si sono dati appuntamento i cittadini, coloro che non si girano dall’altra parte e reagiscono all’escalation di violenze, fisiche e verbali, che si registrano in tutta Italia e da cui Eboli non è immune. Non è un’isola felice ma ci sono anime che continuano a credere in un’alternativa sociale all’indifferenza.

«L’Italia che resiste» è un’iniziativa nazionale che nasce come reazione spontanea di un gruppo di cittadini impegnati davanti al quotidiano sfoggio di xenofobia, egoismo e mancanza di empatia. «Non vogliamo essere come chi, in tempo di guerra, ha finto di non vedere quello che stava accadendo – scrivono gli organizzatori – Vogliamo essere la scintilla di una nuova resistenza. L’Italia che resiste sostiene l’illegittimità umana e morale dei provvedimenti in materia di sicurezza». Il tam tam è giunto fino ad Eboli, il giorno dopo la notizia di Hugo, un ragazzo di origini brasiliane, atleta, che ha subito una violenta aggressione da quattro ragazzi autoctoni e con la fedina penale non proprio immacolata. La sua storia ha toccato il cuore di molti ebolitani che hanno espresso, alla sua famiglia, la loro vicinanza e hanno intenzione di mettersi insieme. «Non ne possiamo più», sbottano. Ma che aria tira davvero in città? «Per rispondere, devo utilizzare il termometro della mia professione- spiega Rosario Vece, medico e presidente dell’Associazione L’altritalia – Non ho avuto manifestazioni forti di violenza e razzismo. Ma si ha paura che lo straniero possa rubare lavoro all’ italiano».

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