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Sarno: continua la cattiva pratica dei ricoveri in barella lungo i corridoi

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Tempo di Lettura: 5 minuti

“È stato segnalato dall’utenza ed è stato appurato dallo scrivente che, nel Presidio Ospedaliero di Sarno, e in
particolare nella U.O. di Medicina, si usi e si abusi della cattiva pratica di eseguire ricoveri in barella. Le
barelle verrebbero posizionate finanche nei corridoi di reparto. Addirittura, sembrerebbe, che ci siano
disposizioni da parte di locali Dirigenti Medici che autorizzino – in assenza di posti letto – di ricoverare
pazienti in qualsiasi reparto, al di là delle specifiche patologie che affliggono il ricoverando, ed in qualsiasi
spazio plausibile. Si segnala che tale uso è illecito ed espone il personale infermieristico e di supporto a
responsabilità in caso di cadute del ricoverato, nonché espone a responsabilità professionale il personale
Medico ed il Coordinatore Infermieristico di reparto accettante per culpa in vigilando.
Si segnala altresì che nell’uso ed abuso di detta pratica vi è:
– Il mancato rispetto della normativa sulla privacy, assente in corridoio;
– il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza, in quanto la barella non può essere considerata un idoneo
appoggio per le manovre assistenziali anche elementari;
– Il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza, per l’ingombro delle vie di fuga;
– il mancato rispetto degli standard minimi di dotazione dell’unità di ricovero, campanello, luce, presa di
corrente ecc.;
– il mancato rispetto della normativa sulle dotazioni di personale;
– il mancato rispetto della normativa antincendio, basata sulle dotazioni standard di unità di ricovero.
Altre norme, giuridiche o di semplice educazione sanitaria, sono legate alla aumentata possibilità di propagarsi
di infezioni, alle modificazioni dei parametri ambientali, alla possibilità di errore terapeutico.
A fronte di n 32 posti letto previsti per la U.O. di Medicina si riscontrano n 34 posti letto e, molte volte, a
questi si aggiungono le barelle in corridoio: è facile comprendere la confusione che si crea…
Dal punto di vista giuridico, come già asserito, la responsabilità di eventuali cadute è dell’infermiere, e del
personale di supporto. Infatti la Cassazione, con sentenza n. 16260 del 6 marzo 2013, prevede che laddove il
soggetto portatore di responsabilità non abbia la facoltà o possibilità di intervenire direttamente per la
risoluzione del problema, ha l’obbligo di darne comunicazione ai superiori o direttamente all’azienda, pena la
piena colpevolezza anche per eventi verso i quali non ha responsabilità diretta. Anche il codice deontologico
dell’infermiere prevede che: “L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i
disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione,documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale”. Per tali motivi la scrivente organizzazione ha provveduto ad avvisare il personale dipendente che, in caso di insistenza in reparto di ricoveri in barella, debbono provvedere ad elevare
formale denuncia presso l’autorità giudiziaria anche per dimostrare che non si tratta di stato di necessità
momentaneo, ma di routine, e che alcuna colpa è possibile riscontrabile nel loro mandato, così come
dimostrato anche dal foglio di accettazione di un paziente (che nella prassi sembra comune a molti, troppi,
altri pazienti).

Altro punto cogente è l’appropriatezza dei ricoveri e le attività aggiuntive previste che si sommano al numero
di pazienti degenti: lungodegenti, geriatrici, pazienti con colecistiti e pancreatiti, pazienti con sub occlusioni ed occlusioni, pazienti terminali oncologici e con fibrillazione atriale. Effettuare ricoveri impropri in reparti di altre discipline significa non solo sottrarre posti letto all’utenza per patologie specifiche, ma significa anche sperpero di risorse pubbliche e possibilità maggiori per il personale dipendente di effettuare errori di terapia in un reparto già in carenza di personale di supporto ed infermieristico.

Di tutto ciò sopra esposto si chiede conto e ragioni, non potendo un luogo di cura diventare un luogo dove
andare a morire (pazienti terminali), a contrarre infezioni crociate (barelle nei corridoi) o ad ospitare
lungodegenti e pazienti chirurgici o cardiologici per giunta in barella, ove anche volendo è impossibile praticare
manovre di rianimazione. Vogliano le S.V. in indirizzo, ognuno per propria competenza, apportare variazioni
all’organizzazione esistente in modo da evitare che tali situazioni ritenute “provvisorie” invece diventino
consuetudine rilevando eventuali responsabilità. Si resta in attesa di urgente riscontro.”

Comunicato FISI

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