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Legambiente sulle frane ad Amalfi e nel Cilento, segni del cambiamento climatico

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Tempo di Lettura: 2 minuti

Piove fango sulla Campania. E non possiamo sempre pensare al destino cinico e baro. La frana di Amalfi come quelle nel Cilento sono la dimostrazione che serve un cambio delle politiche di fronte a fenomeni di questa portata. L’Italia è oggi l’unico grande Paese europeo senza un piano di adattamento al clima, per cui continuiamo a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione. Senza dimenticare che il cambiamento climatico ed il dissesto idrogeologico sono due facce della stessa medaglia. In Italia dal 1999 al 2019 sono stati 6.303 gli interventi avviati per mitigare il rischio idrogeologico per un totale di poco meno di 6,6 miliardi di euro. La Campania è tra le regioni che hanno ricevuto i maggiori finanziamenti, ben 486 milioni di euro per 381 interventi ma nonostante ciò si conferma una regione dai piedi di argilla. È evidente- conclude Mariateresa Imparato- che qualsiasi pianificazione territoriale dovrebbe tenere in forte considerazione la componente climatica, che amplifica eventi naturali quali frane e alluvioni e si somma a una serie di fattori come consumo di suolo, impermeabilizzazione, espansione urbanistica, erosione costiera, conservazione delle aree naturali: tutti elementi che devono necessariamente rientrare in una logica di programmazione efficace. Da fare bene e subito.”

La Campania come rileva l’Osservatorio Città Clima di Legambiente dal 2010 a fine ottobre 2020 ha registrato 60 eventi estremi( ben il 55% registrati negli anni 2015, 2018 e 2019) tra cui 23 danni da trombe d’aria, 14 allagamenti da piogge intense, 16 episodi di danni consistenti a infrastrutture o al patrimonio storico a causa del maltempo, 5 esondazioni fluviali e 2 frane.

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